santuario dei SS Vittore e Corona - interno

fiume Piave accompagnato da un ponte ligneo in quel di Nervesa della Battaglia, immediato incontro funzionale con una via sulla sinistra Piave (proveniente da Oderzo e diretta a Trento) per Colfosco di Susegana dove venivano superati ben sei ponti romani; quindi, seguendo il Bosio, prosieguo del percorso verso Valdobbiadene e, procedendo sulla sinistra Piave, superamento del medesimo in sito non incoerente in quel di Busche, per poi volgere subito verso Feltre passando per il suo foro (che recenti scavi hanno individuato proprio in Piazza Maggiore, davanti il Municipio), o comunque ai piedi del colle urbano; da qui, senza girovagare pericolosamente per il Sovramonte (passando per Lamon e poi inopinatamente finire a Castello Tesino), doveva decisamente imboccare la Valsugana toccando Ausucum (Borgo Valsugana) notoriamente citato come suo principale centro abitato dagli itinerari antichi, e quindi raggiungere Trento. In particolare merita attenzione, nel tratto presso Altino, il cosiddetto Lagozzo, cioè un ampio e imponente terrapieno della presumibile via Claudia Augusta che da Musestre di Roncade, sulla sinistra del fiume, raggiungeva (e ancora in parte raggiunge, anche se in sfacelo) la via Postumia, per poi, appena visibile, raggiungere il Piave. Esso non pare essere un percorso destinato alla transumanza di pecore e capre. Infatti sul tardo Cinquecento, nella sua Historia di Trevigi, Giovanni Bonifaccio parla della strada, spiegando come nelle paludi dette “la Goz” (da qui il successivo termine Lagozzo) s’elevi «una strada alta, e sassuosa, che ancora si chiama la strada d’Orlando (nome tipico di tutte le vie antiche, n.d.a.), che continua fino a Musestre, e quivi con un ponte passando il Sile conduceva in Altino».
Ulteriori documentazioni scritte e grafiche confermano le caratteristiche del terrapieno stradale e ogni sua estraneità ad essere individuato come percorso di transumanza per ovini, caprini o altro.
D’altra parte una mia diretta visione del tracciato conferma come il cosiddetto Lagozzo non fosse altro che un terrapieno largo alla base circa 20 metri, accompagnato ancora per buon tratto ai lati da scoli o fossatelli d’acqua posti alla distanza di circa 40 metri l’uno dall’altro.

Privi di fondamento, anche se per certi versi spiegabili, sono altri percorsi, tutti da intendere o come secondari e di raccordo, o come soluzioni tardoantiche, medievali o moderne dettate da situazioni particolari.
Da abbandonare è quindi il percorso per Ceneda (Vittorio Veneto); utilizzabile (almeno fin dal Cinquecento) come scorciatoia sulla via per il ritorno era invece il Passo di San Boldo per gli zattieri che dalla valle di Belluno-Feltre lungo il Piave scendevano fino in laguna; via mulattiera appare invece essere stato il passo di Praderadego, che