TI(berius) CLAUDIUS CAESAR AUGUSTUS GERMAN(icus)
PONT(ifex) MAX(imus) TRlB(unicia) POT(estate) VI CO(n)S(ul) DESIG(natus)
IIII IMP(erator) XI P(ater) P(atriae) (vi)AM CLAUDIAM AUGUSTAM
QUAM DRUSUS PSTER ALPIBUS BELLO PATEFACTIS DEREXERAT MUNIT A FLUMINE
PADU AD (f) LUMEN DANUVlUM PER (milia) P(assuum) CC (...).
(Iscrizione di Rablat)
Una sola Claudia Augusta, o invece due, luna da Altino
e laltra dal Po? Le ipotesi variano, da quella di due tracciati
totalmente separati, a quella che i due tratti (luno da
Altino, laltro da Ostiglia) si congiungessero in un unico
tracciato dopo Trento fino al Danubio. Il Bosio pensa invece che
le due denominazioni si riferissero in realtà ad un unico
tracciato: quello appunto da Altino, cioè dalla pianura
del Po ampiamente intesa, al Danubio.
A parte la suggestione di questi interrogativi, preme vedere quale
fosse il percorso soprattutto nel territorio feltrino. Il problema
nasce con le diverse ipotesi di accesso alla Valle del Piave:
lungo il Piave, dal Cesen, da Praderadego, dal San Boldo, o dal
Fadalto?
Una prima domanda sorge già dal riconosciuto percorso Altino-Falzè:
come pensare un così deciso avvio verso larco delle
Prealpi per poi deviare verso ovest a seguire il Piave da una
parte, o verso est per affrontare il San Boldo o il Fadalto dallaltra?
Il criterio della razionalità, sempre così vigile
e funzionale nei Romani, avrebbe suggerito allora di puntare decisamente
su Treviso-Postioma-Cornuda, in una perfetta rettilinearità,
per salire poi la valle del Piave; oppure, nel secondo caso, laltro
tratto rettilineo Altino-Conegliano-Serravalle, e quindi il Fadalto.
Chiaramente quel lungo rettifilo Altino-Falzè fa pensare.
Per questo lAlpago-Novello prosegue in linea retta fin sul
crinale delle Prealpi, oltre Follina e Valmareno, verso il Castello
di Zumelle. Qui però nasce una seconda domanda: dopo il
Castello di Zumelle, quale percorso? Lo stesso autore fa proseguire
la grande strada romana verso Nave di Mel ed il Piave, per continuare
in territorio di Santa Giustina verso Cesiomaggiore, Croce dAune
ed il Sovramontino, allungando però così sensibilmente
il percorso rispetto ad un tracciato rettilineo quale sarebbe
potuto essere, dopo Zumelle, quello appunto
verso Lentiai e Cesana per continuare, sempre in linea perfettamente
retta, verso Cart (ad quartum milium), Lamon e Castel Tesino.
Luisa Alpago-Novello, pur senza venir meno allipotesi paterna,
non manca peraltro di sottolineare, parlando di centuriazione
romana nella Valle del Piave, la grande importanza di un toponimo
come Centòre (da centuriae), tuttora presente, ad esempio,
in un grosso quartiere alla periferia di Lentiai. Sicuramente
una traccia di romanità. Poco sopra Lentiai, a Corte, frazione
situata sulla medesima direttrice rettilinea Zumelle-Lentiai-Cesana,
un frammento di lapide funeraria romana inserito nel muro della
chiesetta porta ancora leggibile, a giudizio della stessa Luisa
Alpago-Novello, oltre a parte della iscrizione dedicatoria «SIBI
ET SUIS», la figura di un probabile agronomo con gli strumenti
caratteristici della centuriazione. Una pietra di centuriazione
è stata inoltre recentemente dissepolta durante lavori
di riassetto del sagrato nella frazione di Colderù, sullasse
perpendicolare a quello appena ricordato Zumelle-Cesana.
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