Le vie romane nel feltrino
IL DISCUSSO TRACCIATO
 
Il problema nasce dalle diverse ipotesi di accesso alla valle del Piave con il criterio della razionalità sempre vigile e funzionale dei romani.
 
     

La Claudia Augusta collegava l’Adriatico al Danubio, da Altino (allora porto sul mare) ad Augusta. Una strada di imponenti dimensioni (350 miglia romane) e di importanza strategica rilevante, tracciata da Druso intorno al 15 a.C., rifatta e fortificata da Claudio nel 46 d.C.
Sul tratto di pianura, da Altino a Falzè di Piave, si riscontra l’unanimità degli studiosi, mentre invece poi le cose si complicano per cui l’approccio alle Prealpi ed il successivo tracciato vengono individuati addirittura attraverso cinque o sei diversi percorsi.
Alberto Alpago-Novello fa salire la Claudia Altinate per il passo di Praderadego, superare il Piave alla Nave presso Mel e proseguire quindi per Lamon e Castel Tesino. Il Fraccaro la vedeva invece risalire il passo San Boldo per entrare di là in territorio feltrino. Più recentemente, il Bosio la fa snodare lungo la valle del Piave, passare per Valdobbiadene (la Duplavilis di Venanzio Fortunato), Quero, Caorera e Marziai, per poi piegare a Cesana verso Busche, Feltre e quindi la Valsugana e il Trentino. Altri, tra cui l’Anti e la Forlati-Tamaro, sulla scorta del De Bon, ritenevano che essa risalisse ulteriormente il Piave fino a Monte Croce Comelico per proseguire poi verso la Val Pusteria e il Brennero. Va anche ricordata l’ipotesi di chi pensava al Fadalto come via d’accesso direttamente da Serravalle verso il Cadore. Né manca chi, come il Binotto o il Villa, la fa salire da Valdobbiadene verso il Cesen ed il Capitel de Garda sopra Lentiai per poi scendere a Cesana e proseguire verso Cesiomaggiore. Ciò rende conto dell’estrema incertezza sul tratto più propriamente prealpino della Claudia Augusta, anche se poi le incertezze cadono quando ci si avvicina alla Valsugana passando per i nodi obbligati di Lamon e di Castel Tesino, dove l’imponente presenza dei ponti romani mirabilmente conservati fuga ogni dubbio. La C’è comunque un riferimento ritenuto sicuro: la colonna di Cesio, rinvenuta nel 1786 quale sostegno d’altare nella chiesa parrocchiale e attualmente custodita in località Centenere.



La riutilizzazione religiosa della colonna legittima però ogni dubbio sulla sua originaria ubicazione. Dove era essa in origine? A Cesio Maggiore? A Cesio Minore? A Busche? A Cesana?
Queste due ultime località sono particolarmente legate alla comune vicinanza al Piave, vere sentinelle a guardia del passaggio fin da tempi remotissimi. Il Bosio, ad esempio, vede la colonna segnare nei pressi appunto di Busche l’innesto della Claudia Augusta con la Feltre-Belluno che transitava in destra Piave.
La colonna di Cesio richiama poi immediatamente il miliario di Rablat nei pressi di Merano. Il dettato quasi identico delle due iscrizioni non manca di suscitare degli interrogativi:

TI(berius) CLAUDIUS DRUSI F(ilius) CAESAR AUG(ustus) GERMANICUS PONTIFEX MAXIMUS TRIBUNICIA POTESTATE VI CO(n)S(ul) IV IMP(erator) XI P(ater) P(atriae) CENSOR VIAM CLAUDIAM AUGUSTAM QUAM DRUSUS PATER ALPIBUS BELLO PATEFACTIS DEREX(e)RAT MUNIT AB ALTINO USQUE AD FUMEN DANUVIUM M(ilia) P(assuum) CCCL.
(Iscrizione di Cesio)