Un secondo problema di recente proposto all'
attenzione riguarda il primo tratto della via Claudia Augusta,
per il quale si è sempre vista una corrispondenza con il
tronco stradale del Lagozzo nei pressi di Altino,
il cui nome si era fatto derivare da Augusta: la coincidenza del
toponimo con la presenza di tratti di argine stradale e con il
ritrovamento di vari manufatti fino allincrocio con la Postumia
sembrava infatti non lasciare dubbi sullandamento della
Claudia Augusta in direzione del Piave, superato allaltezza
di Ponte della Priula.
Dal punto di vista linguistico ora invece nel nome Lagozzo
è stato riconosciuto un derivato da lacus, senza alcuna
connessione con Augusta.
È possibile dunque pensare anche ad una direttrice diversa
per la Claudia Augusta, pur senza negare che le strutture del
Lagozzo corrispondessero ad una strada antica, funzionale
al controllo idraulico di un ambito di pianura a regime instabile
e allo sfruttamento delle potenzialità economiche, legate
alla transumanza, dei territori pedemontani.
Se si elimina infatti il vincolo del Lagozzo,
appare molto più logico, come è stato suggerito
dal Rosada, che la Claudia Augusta, lasciata Altino, toccasse,
evitando un duplice attraversamento del Piave, Treviso (che così
non restava esclusa dal circuito fondamentale del sistema stradale
della decima regio), Postioma, Montebelluna (centro di sicura
rilevanza in epoca antica) e Fener (con il punto nodale di convergenza
segnalato dalla presenza di un miliare), per arrivare a Feltre
e proseguire poi lungo la Val Sugana. Difficile appare ovviamente,
sulla base di questa ipotesi, pensare che il monumento rinvenuto
reimpiegato nella chiesa di Cesiomaggiore avesse anche in antico
la sua collocazione in tale località: più probabile
è invece un suo spostamento, in epoca imprecisabile, dalle
immediate vicinanze di Feltre.
Qui il monumento, che sottolineava con enfasi il passaggio della
strada di Claudio, doveva essere posto, in modo analogo a quello
di Rablà, in una zona di confine, se non amministrativo
almeno culturale: dallambito più propriamente veneto
si passava infatti al comparto retico, come è sottolineato
da Plinio, il quale, dopo aver elencato le città pertinenti
ai Veneti nel territorio interno della regione, ricorda Feltrini
et Tridentini et Beruenses come raetica oppida (Naturalis Historia
3,130).
Un confronto tra tale percorso, per buona parte mantenutosi nella
moderna strada Feltrina, e i tracciati più
tortuosi e costretti ad attraversare il Piave e a superare valichi
non agevoli, variamente ipotizzati dagli studiosi che si sono
occupati del problema, non può non rendere evidente come
il primo meglio corrisponda al significato e al ruolo di una grande
via quale fu la Claudia Augusta. In tale direzione credo debbano
muoversi le ricerche, nella prospettiva di arrivare, anche per
il tratto italiano, ad una ricostruzione complessiva del tracciato,
che possa essere allaltezza di quella effettuata nelle regioni
transalpine.
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