Attraverso la X Regio
RIFLESSIONI TOPOGRAFICHE
 
Parlando della via Claudia Augusta, spesso si corre il rischio di puntare l’attenzione su temi di interesse solo locale e di perdere di vista il quadro storico-geografico complessivo nel quale la strada va inserita: può dunque non essere superfluo richiamare brevemente alcune delle problematiche più generali e proporre alcuni spunti di riflessione.
 
 

Una prima questione ampiamente dibattuta riguarda l’esistenza di una Claudia Augusta “padana” e di una Claudia Augusta “altinate”, aventi percorso distinto oppure composto da due rami unificantisi a Trento. Le varie ipotesi, come è noto, sono state suggerite dalla menzione di due diversi punti di partenza, a Pado e ab Altino, nei due monumenti che ricordano la strada, rinvenuti rispettivamente a Rablà presso Merano e a Cesiomaggiore. Mi pare tuttavia sia stato convincentemente ribadito anche al recente Convegno di Feltre che, come sostenuto dal Bosio, l’unica strada cui Claudio volle dare il suo nome vada riconosciuta in quella che, con origine ad Altino, attraversava tutta la decima regio per superare le Alpi al passo di Resia e poi dirigersi a Augusta Vindelicum (Augsburg).
La forte carica celebrativa presente nelle due iscrizioni depone infatti a favore della possibilità che anche il punto di partenza ricordato nel monumento di Rablà non abbia un significato realistico, ma simbolico: in quella sede, al confine tra Italia e Rezia, era rilevante segnalare che con le imprese di Druso era stato aperto, e con l’opera di Claudio era stato definitivamente consolidato, il collegamento tra l’arco dell’Alto Adriatico (compreso tra le foci del Po e Altino) e i territori danubiani, raggiunti e acquisiti all’impero romano dalle conquiste augustee.
In tale prospettiva la via Claudia Augusta venne a costituire parte integrante di una rete articolata, che ad Altino, Feltre e Trento aveva i tre punti di snodo principali. Nella parte orientale della regione Altino rappresentava forse solo una tappa all’interno dei collegamenti terrestri, endolagunari e marittimi, che permettevano le più facili comunicazioni tra Aquileia e il delta del Po e quelle tra il litorale e le molteplici realtà insediative dell’entroterra.

villa "alle Centenere" cippo miliare della Via Claudia Augusta

Nella parte nord-occidentale della regione, a Trento, avveniva infine l’intersezione con la strada proveniente da Ostiglia e da Verona, che collegava la valle dell’Adige con il Po e con la via Postumia e che doveva essere attiva fin dai tempi più antichi. Poco a nord di Trento, dalla Claudia Augusta si staccava la diramazione che per il passo del Brennero raggiungeva i paesi d’Oltralpe, percorso su cui confluì in seguito la strada di grande percorrenza, che da Aquileia seguiva la valle della Drava e la Val Pusteria.
In tale ottica dunque la strada di Claudio non solo veniva a sancire la definitiva integrazione della Venetia nello stato romano, ma in certo modo concludeva la stesura del complesso sistema viario, che ne aveva scandito le tappe fondamentali.