La porta di accesso al sistema alpino
LA CITTA' ROMANA DI FELTRIA
L’antico insediamento si trova lungo la naturale via di raccordo tra la valle del Piave e quella dell’Adige attraverso la Valsugana, in posizione di cerniera tra la pianura veneta e l’area alpina
 
     

Feltre romana, l’antica Feltria, sta emergendo dal tempo nella sua dimensione urbana grazie soprattutto alle indagini archeologiche e ai rinvenimenti di quest’ultimo trentennio.
Nell’ampia conca dominata dal profilo allungato del colle delle Capre e percorsa dai torrenti Uniera e Colmeda, indiretti affluenti del Piave, la città, non diversamente da ora, si sviluppava con andamento digradante sul versante soleggiato del colle, e si estendeva nella fascia piana immediatamente adiacente, contenuta ­ a quanto pare ­ fra il corso del Colmeda a ovest e Borgo Ruga a est, con un limite che, sulla base delle attuali conoscenze, si suppone corresse poco oltre via Garibaldi per risalire verso i dintorni del Duomo, e da qui a ridosso del raccordo collinare (via Nassa) fino appunto a Borgo Ruga. Piccola città che era sorta su un insediamento preromano, attestato dalle poche testimonianze per ora note fin dal V secolo a.C., con materiali che riportano al mondo retico e altri pertinenti all’ambito degli antichi Veneti. Questo carattere culturale composito bene si accorda con la situazione topografica dell’antico insediamento, che si trovava lungo la naturale via di raccordo tra la valle del Piave e quella dell’Adige attraverso la Valsugana, in posizione di cerniera quindi tra la pianura veneta centro- orientale e l’area alpina; e tra i raetica oppida (centri retici) lo ricorda lo scrittore latino Plinio, insieme a Trento e a Berua, a testimonianza che nel I secolo d.C., quando egli scriveva, era ancora chiara la consapevolezza della stretta connessione del nucleo preromano con l’ambito alpino, in particolare trentino. E quando poi Feltria dopo il 49-42 a.C. diventerà municipium, cioè città romanizzata con amministrazione autonoma e con un territorio di giurisdizione, questo territorio comprenderà anche gran parte della Valsugana con le alture alpine a nord fino alla catena del Lagorai, dove in val Cadino un’iscrizione incisa nella roccia segnava il finis inter Trid(entinos) et Feltr(inos), il confine tra Trentini e Feltrini. Una buona rete di comunicazioni, sia viarie che fluviali, potenziò lo sviluppo della città romana: essa si trovava infatti sul percorso della via Claudia Augusta, il grande asse che da

Feltre - il bus de l'Och

Altino, risalendo il Piave, procedeva per la Valsugana verso Trento e quindi verso nord, ed era collegata da strade di raccordo con i vicini centri di Belluno, di Asolo e di Oderzo. Le vie d’acqua costituite dai corsi del Piave e del Brenta offrivano un’ulteriore possibilità di traffici di merci specifiche con la pianura.
L’assetto organizzativo di Feltria si sta via via ricomponendo nella sua articolazione adattata alla particolare morfologia dell’area insediativa, che non si presta alla realizzazione di un impianto ortogonale. Sul versante meridionale del colle che, come ora, doveva essere attraversato da vie di percorrenza longitudinale con raccordi trasversali integrati da scalinate, si sviluppava un’edilizia abitativa con case disposte su piani digradanti, il cui standard qualitativo è difficilmente determinabile allo stato attuale per la generale non buona conservazione dei resti: anche se alcuni elementi, come per esempio cinque capitelli di ottima fattura, di tipo ionico-italico a volute diagonali, databili fra la fine del I sec. a.C. e gli inizi del I sec. d.C., recuperati fra i resti di una casa individuata nel 1978 negli orti di Palazzo Bilesimo in via Cornarotta (un sesto, di vecchio rinvenimento, è conservato in museo) costituiscono indizi di un livello delle abitazioni che non